domenica 18 febbraio 2007

e la vita continua...

La depressione lascia il posto alla "rassegnazione" e si continua...

Del resto non c'e' molto che si possa fare se non accettare quel che ci succede intorno, soprattutto se non possiamo in alcun modo influenzarlo.

Speriamo di tornare su argomenti più allegri a breve :)

sabato 10 febbraio 2007

una serata come tante.... ma forse no...

dicono che scrivere di certe cose aiuti a superarle... lo spero proprio...

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18.40, sei felice, una volta tanto a casa presto: ci facciamo una birra? no dai, un attimo: leggo le e-mail e la prendo. :) un sorriso.

Squilla il cellulare: uff mai un attimo di tranquillità.

Che numero strano, dall'estero, strano: di solito è lui che mi chiama dall'estero, ma è a milano, lo so, l'ho sentito ieri. una sensazione strana,una voce rotta dal pianto ti dice che è in ospedale, grave, forse in coma, non si sa nulla di preciso, solo che è in ospedale a milano. Lei di fianco a te capisce, prima di te. Quasi come un automa cerchi di muoverti e intanto pensi, come, cosa può essere successo. Del resto ieri stava bene, gli ho parlato al telefono: tanto per cambiare mi ha chiamato perchè non aveva messo il blocco tasti al telefono. Era dall'elettrauto giusto mentre io cercavo di avviare la moto con la batteria scarica, Figurarsi se può essere grave.

Il viaggio è lungo, un'ora nella nebbia.

E i pensieri hanno il tempo di accavallarsi. Le parole sentite al telefono ora si fanno capire. Senza documenti. Come senza documenti? l'hanno rapinato, per forza: cerchi di capire e di fartene una ragione.

Non è possibile, non può succedere a me, a noi: figurarsi se è grave. Un paio di giorni e si riprenderà, è sopravvissuto già all'infarto, e cerchi di costruirti una speranza.

Nel frattempo si scopre che i documenti li aveva la persona con cui aveva fatto un banale incidente. ma quindi... non lo hanno rapinato. no, no, non può essere grave.

E intanto passa il tempo, e si arriva al pronto soccorso, entri, cerchi di entrare. Non sanno chi sei. dici il nome, ti guardano strano e aprono le porte senza battere ciglio, dovresti preoccuparti, forse, ma non ci badi in quel momento. Ti viene indicata una stanza e vedi un medico, faccia gentile che ti guarda già triste, e cerca di spiegarti qualcosa nel modo più gentile possibile, mentre lo vedi li, intubato che respira tranquillo.
Intanto il medico ti guarda e cerca di spiegare gentilmente, se così si può dire in quei momenti,che non c'e' più niente da fare, è questione di giorni, forse ore... e lui è li, intubato.

Un'aneurisma ha dato  luogo ad una emorragia cerebrale profonda; troppo profonda per operare.

e lui è lì, fatica a respirare.

I monitor con i loro suoni elettronici mostrano che il cuore batte, regolare. non può essere: è così regolare... lui che i problemi li aveva al cuore...

Il tempo passa lento. i minuti sembrano ore, le ore giorni.

Una carezza segue l'altra e pensi a quello che avresti voluto dire o fare. dopo tanto tempo ti accorgi delle cose lasciate in sospeso, dimenticate.

Eppure questo era importante, come ho fatto a non dirglielo quando ne avevo l'opportunità? 

Uno dei due monitor semtte di emettere i suoi bip: passano i secondi e riprende con un ritmo diverso, ora veloce ora lento. non sai cosa fare, cosa dire...

combatti per sopravvivere!
vai in pace e smetti di soffrire!

non sai più cosa pensare o dirgli, figurarsi cosa fare.

passano i minuti; tanti, ma mai troppi perchè i pensieri continuano ad accavallarsi e non sai cosa gli vuoi dire, anche se sai che lui non ti può sentire. ormai non sente, ma tu non ci credi e continui a raccontare o anche solo pensare le cose che volevi o dovevi dire. un altro bip mancato.

l'infermiera non c'e', chiamate l'infermiera! Ma sai bene che non può fare nulla...

Ti rendi conto che ormai non c'e' nulla che si può fare, ma ti fa troppa paura l'idea che sia abbandonato. l'infermiera almeno; entra anche il medico poco dopo: parlano a bassa voce. commentano (professionalmente) quel che è successo.

Passano i minuti. e ancora sembrano ore, o secondi? un'altra aritmia, un respiro faticoso, i muscoli si tendono, il cuore batte più forte, le arterie del collo si gonfiano al ritmo del cuore, e ti spaventi. ti spaventi tantissimo... oeora???

Passano alcuni secondi e tutto torna "regolare".

Il tempo inesorabile passa, bisognerebbe spostarlo: purtroppo la stanza singola è occupata da un infettivo, e ancora di più dovresti preoccuparti ed invece continui a sperare, si stacca l'ECG e muovono la lettiga, una stanza piena, gli sguardi sono tristi, viene tirata una tenda.

Non fai a tempo a renderti conto del luogo in cui sei: un respiro, si si sta ancora bene.  l'ECG non è ancora collegato. una carezza, ma ha cambiato colore: mi sembra così pallido. no no sono solo le luci, va tutto bene. l'infermiera chiama il medico, e ti invita ad uscire....

sono passate poco meno di 3 ore dalla prima telefonata, ed hai perso una delle persone più care ed importanti della tua vita... e la tua vita non potrà mai più essere la stessa di prima, una parte è cambiata...

La cosa peggiore è rendersi conto di essere circondati da tante persone che ti vogliono bene, eppure nonostante siano così vicine, ci si sente tanto soli.

A volte le parole proprio non bastano....

ciao papà.

ciao Giorgio.



Giorgio B.
29/08/1940 Bologna - 31/01/2007 Milano


PS: Un sentitissimo grazie di tutto cuore al personale tutto del pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano ed al personale della Croce Bianca Milano che è intervenuto in pochissimi minuti.
Un ulteriore ringraziamente va a tutti i miei amici e colleghi che sono venuti al funerale per me, nel momento in cui più ne avevo bisogno :-)

a Voi tutti, Grazie.